domenica 17 marzo 2013

Aforismi Stefano Benni (seconda parte)

Stefano Benni (seconda parte)

Stefano Benni è uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, poeta, drammaturgo e umorista italiano.
Data di nascita: 12 agosto 1947, Bologna
Libri Stefano Benni
  • Beh, lo confesso, il treno mi erotizza, perché penso che lì incontrerò il mio grande amore. Immaginavo che da un momento all'altro sarebbe entrato nello scompartimento. Come sarebbe stato? Un giovane rivoluzionario come il Che del poster? Un bruttino intellettuale e dolcemente triste come il cantante dei Radiohead? Una lesbica nera vestita da Batgirl? Il mio adorato Hannibal? Oppure il controllore più sexy del mondo?
  • Il fiume degli eventi ristagna e non si sa quale direzione prenderà, e andiamo alla deriva in acque torbide. Poi l'acqua diventa limpida, il torrente scorre, e tutto torna trasparente.
  • Io l'ho vista tanti anni fa, quella fatale bambina. Ho seguito i fari dei suoi occhi nelle tempeste. Ho fatto naufragio per amore di una sirena. Ho visitato i mari più lontani e sconfinati, e nessuno era grande come il nostro prato.
  • Tutto era perduto? Era inevitabile che fosse cambiato? Dovevo dimenticare? Dobbiamo chiudere gli occhi? Dobbiamo perdonare, poiché ognuno vive di briciole? Dobbiamo pensare che tutto ciò che ci tormenta è ben piccola cosa visto dalle lontanissime stelle, Altazor, Grapatax, Mab, Zelda e Dandelion? Oppure, proprio perché siamo piccola cosa, dobbiamo combattere per la nostra briciola di giustizia, o le stelle crolleranno?
  • Io, che sono una bambina in scadenza, penso: a) che i grandi non hanno più nulla da insegnarci; b) che sarebbe meglio se noi prendessimo le decisioni, e i temi scolastici contro la guerra li scrivessero loro; c) che dovrebbero smettere di fare i film dove la giustizia trionfa e farla trionfare subito all'uscita del film. Ebbene sì, sono polemica.
  • Tu sei la pubblicità della sfiga.
  • Ma quando dormiamo siamo tutti uguali, morfeonauti inermi nel colorato gorgo, e non conta cosa si sogna, se no saremmo tutti in galera. E non è neanche giusto dire: mi sono svegliato incazzato, ti sei svegliato e poi, in un attimo, hai fabbricato i tuoi motivi di rabbia. E se metti la sveglia per andare a fare un attentato di buon'ora, beh, fino a quando la sveglia non trilla sei innocente.
  • Una gigantesca, unica ragione divideva il mondo in quelli che l'avevano, cioè tutti, e gli altri, e cioè tutti.
  • Quand'ero molto piccolo ho visto un Dio. Scarpagnavo verso la Bisacconi. Scarpagnare vuol dire camminare a saltelli per via del dislivello, io abitavo in montagna, la scuola era in basso. Si scarpagna senza pause, con l'inerzia della discesa che impedisce di fermarsi, un continuo scuotimento nei giovani marroni e un piccolo ansito nei polmoncini.
  • Che brandello di vita, che pochi pensieri e volti, che solitudine senza volto.
    • E capii che nella vita non volevo diventare come certe persone, e avrei cercato con tutta la mia forza di essere come certe altre.
    • Uno crede che una volta che le cosa vanno bene, che hanno preso l'anda della felicità, la strada sarà sempre in discesa, basta prendere più spinta e la goduria aumenta, diventa vertiginosa, e si sarà sempre più felici finché si raggiunge il trampolino della fortuna e si vola nel nirvana del perfetto culo.
    • Soffrivo come Otello, o come uno stronzo.
    • La vita si spalancava davanti a me, ero libero, e la libertà è rischiosa, non puoi sapere se nel tuo fiume c'è un mulinello pronto a strangolarti, se dietro la curva la strada prosegue in salita o sprofonda in un burrone, se c'è ad attenderti una locanda o lo sceriffo di Nottingham. La libertà, diceva Baruch, è un fungo che devi assaggiare, non puoi sapere prima se ti fa male o no. E io non sapevo quale dei miei due orologi avrebbe battuto più forte. Non sapevo neanche più se ero giovane o vecchio. Un giovane che morirà a vent'anni, a diciotto è già vecchio.
    • Capiscilo tu, perché certi uomini non sanno più capire.
    • Le donne sono attrici, te ne accorgerai.
    • Al bar Sport non si mangia quasi mai. C'è una bacheca con delle paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi d'artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali, ormai, le conoscono una per una.
    • Passiamo metà della vita a deridere ciò in cui altri credono, e l'altra metà a credere in ciò che altri deridono.
    • Non so dire se cercassi qualcosa, o se fossi inseguito: ricordo che erano tempi difficili ma io ero, per qualche strana ragione, felice.
    • È stato calcolato che il peso delle formiche esistenti sulla terra è pari a venti milioni di volte quello di tutti i vertebrati - così lo scultore ottocentesco Amos Pelicorti detto il Mirmidone rispondeva a coloro che gli chiedevano perché componesse le sue opere in mollica di pane.
      • Una notte un uomo si svegliò in mezzo al deserto, senza sapere quanto aveva camminato, né perché.
      • Quando l'ultima nuvola scivolò via dalla luna, l'ombra dell'uomo si allungò come se sgorgasse dalla terra. Un filo d'acqua scorreva tenace nel greto screpolato del fiume, e non faceva più rumore di un respiro.
      • Alla nota del fiume si accordò un altro suono. L'uomo, con un bastoncino, batteva sul fango secco. Quel rumore ritmico, il pulsare di un cuore, richiamò qualcuno.
      • Ci siamo battuti per un giorno e una notte. Una goccia in più chiedevamo noi, un po' di pietà per gli uomini. Ma gli altri angeli erano più numerosi, e fummo scacciati. E ci chiamarono ribelli, qualcuno anche diavoli. Ma a loro, i vincitori, è riservato poco, accogliere preghiere. Noi invece viviamo meravigliosamente in mezzo agli uomini, soffrendo con loro. E non farmi domande su Dio.
      • Per correre dietro ai sogni ci vuole un gran fisico.

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