venerdì 1 marzo 2013

Aforismi Pellegrino Artusi

Pellegrino Artusi

Pellegrino Artusi è stato uno scrittore, gastronomo e critico letterario italiano.


Data di nascita: 4 agosto 1820, Forlimpopoli
Data di morte: 30 marzo 1911, Firenze

Libri Artusi
  • Il miglior maestro è la pratica sotto un esercente capace.
  • La temperanza e l’esercizio dei corpo sono i due perni su cui la salute si aggira.
  • Diffidate dei libri che trattano di quest'arte; sono la maggior parte fallaci o incomprensibili, specialmente quelli italiani; meno peggio i francesi; al più al più tanto dagli uni che dagli altri, potrete attingere qualche nozione utile quando l'arte la conoscete.
  • Due sono le funzioni principali della vita: la nutrizione e la propagazione della specie.
  • Il mondo ipocrita non vuol dare importanza al mangiare; ma poi non si fa festa, civile o religiosa, che non si distenda la tovaglia e non si cerchi di pappare del meglio.
  • Le persone nervose e troppo sensibili, specialmente se disoccupate ed apprensive, si figurano di aver mille mali che hanno sede solo nella loro immaginazione.
  • [Parlando di ipocondria] Viaggiate, se avete quattrini, in buona compagnia e guarirete.
  • Non si dovrebbe ritornare al cibo altro che quando lo stomaco chiama con insistenza soccorso, e questo bisogno tanto più presto si farà imperioso se lo provocate con una passeggiata all’aria libera oppure con qualche esercizio temperato e piacevole.
  • Durante l’adolescenza ossia nel crescere, l’uomo ha bisogno di molto nutrimento; per l’adulto e specialmente pel vecchio la moderazione nel cibo è indispensabile virtù per prolungare la vita.
  • Se non si ha la pretesa di diventare un cuoco di baldacchino, non credo sia necessario, per riuscire, di nascere con una cazzeruola in capo; basta la passione, molta attenzione e l'avvezzarsi precisi: poi scegliete sempre per materia prima roba della più fine, ché questa vi farà figurare.
  • Amo il bello ed il buono ovunque si trovino e mi ripugna di vedere straziata, come suol dirsi, la grazia di Dio.
  • Il troppo salato è il peggior difetto delle vivande.
  • Una volta si diceva che la minestra era la biada dell'uomo.
  • Se avete dei tartufi che abbiano profumo chiudeteli in una scatola di latta e d'altro con una o due uova fresche. Lasciate così un paio di giorni... mangiatele alla coque.
  • Non vorrei che per essermi occupato di culinaria mi gabellaste per un ghiottone o per un gran pappatore; protesto, se mai, contro questa taccia poco onorevole, perché non sono né l’una né l’altra cosa.
  • [...] Ve l’offro dunque da semplice dilettante qual sono, sicuro di non ingannarvi, avendo provati e riprovati più volte questi piatti da me medesimo; se poi voi non vi riuscirete alla prima, non vi sgomentate; buona volontà ed insistenza vuol essere, e vi garantisco che giungerete a farli bene e potrete anche migliorarli, imperocché io non presumo di aver toccato l’apice della perfezione.
  • Cercate di abitar case sane con molta luce e ventilate: dov’entra il sole fuggono le malattie.
  • Compassionate quelle signore che ricevono quasi all’oscuro, che quando andate a visitarle inciampate nei mobili e non sapete dove posare il cappello.
  • Quando vi avvicinate alla primavera rammentatevi allora del seguente proverbio che io trovo di una verità indiscutibile: Di aprile non ti alleggerire, | Di maggio va’ adagio, | Di giugno getta via lo cotticugno, | Ma non lo impegnare | Ché potrebbe abbisognare.
  • Avvezzatevi a mangiare d’ogni cosa se non volete divenire incresciosi alla famiglia. Chi fa delle esclusioni parecchie offende gli altri e il capo di casa, costretti a seguirlo per non raddoppiar le pietanze.
  • Non vi fate schiavi del vostro stomaco: questo viscere capriccioso, che si sdegna per poco, pare si diletti di tormentare specialmente coloro che mangiano più del bisogno, vizio comune di chi non è costretto dalla necessita al vitto frugale.
  • Non vi fate schiavi del vostro stomaco [...] Se non avete nulla a rimproverarvi per istravizio, muovetegli guerra; combattetelo corpo a corpo per vedere di vincerlo; ma se poi assolutamente la natura si ribella ad un dato alimento, allora solo concedetegli la vittoria e smettete.
  • Allo svegliarvi la mattina consultate ciò che più si confà al vostro stomaco; se non lo sentite del tutto libero limitatevi ad una tazza di caffè nero, e se la fate precedere da mezzo bicchier d’acqua frammista a caffè servirà meglio a sbarazzarvi dai residui di una imperfetta digestione.
  • Allo svegliarvi la mattina [...] se sentite subito bisogno di cibo è indizio certo di buona salute e pronostico di lunga vita.
  • Questo pasto [la colazione], per essere il primo della giornata, è sempre il più appetitoso, e perciò non conviene levarsi del tutto la fame, se volete gustare il pranzo e, ammenoché non conduciate vita attiva e di lavoro muscolare, non è bene il pasteggiar col vino, perché il rosso non è di facile digestione e il bianco essendo alcoolico, turba la mente se questa deve stare applicata.
  • Nel pranzo, che è il pasto principale della giornata e, direi, quasi una festa di famiglia, si può scialare, ma più durante l’inverno che nell’estate, perché nel caldo si richiedono alimenti leggieri e facili a digerirsi.
  • Se volete una buona regola, nel pranzo arrestatevi al primo boccone che vi fa nausea e senz’altro passate al dessert.
  • Una buona consuetudine contro le indigestioni e all’esuberanza di nutrimento è di mangiar leggiero il giorno appresso a quello in cui vi siete nutriti di cibi gravi e pesanti.
  • Il gelato non nuoce alla fine del pranzo, anzi giova, perché richiama al ventricolo il calore opportuno a ben digerire; ma guardatevi sempre, se la sete non ve lo impone, di bere tra un pasto e l’altro, per non disturbare la digestione, avendo bisogno questo lavoro di alta chimica della natura di non essere molestato.
  • Fra la colazione e il pranzo lasciate correre un intervallo di sette ore, che tante occorrono per una completa digestione, anzi non bastano per quelli che l’hanno lenta, cosicché avendo luogo la colazione alle undici, meglio è trasportare il pranzo alle sette.
  • L’uso de’ liquori che, a non istare in guardia diventa abuso, è riprovato da tutti gli igienisti pei guasti irreparabili che cagionano nell’organismo umano.
  • Male, male assai fanno coloro che si lasciano vincere dal vino. A poco a poco, sentono nausea al cibo e si nutrono quasi esclusivamente di quello; indi si degradano agli occhi del mondo, diventando ridicoli, pericolosi e bestiali.
  • La cucina è una bricconcella; spesso e volentieri fa disperare, ma dà anche piacere, perché quelle volte che riuscite o che avete superata una difficoltà, provate compiacimento e cantate vittoria.

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