sabato 9 marzo 2013

Aforismi Roland Barthes

Roland Barthes

Roland Barthes è stato un saggista, critico letterario, linguista e semiologo francese, fra i maggiori esponenti della nuova critica francese di orientamento strutturalista.
Data di nascita: 12 novembre 1915, Cherbourg-Octeville
Data di morte: 25 marzo 1980, Parigi
Studi: Sorbona, Università di Parigi
Letteratura Roland Barthes

  • Ogni rifiuto del linguaggio è una morte.
  • Il mito è un tipo di frase... Innumerevoli altri significati della parola "mito" possono essere citati contro il suo significato semantico. Ma ho cercato di definire fatti e non parole.
  • Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia.
  • Ciò che reclamo è vivere la piena contraddizione del mio tempo, che mai così bene ha reso al sarcasmo la condizione della verità.
  • La letteratura non permette di camminare, ma permette di respirare.
  • La fotografia rende presente un evento passato.
  • Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte.
  • Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile.
  • Il testo di godimento è assolutamente intransitivo. Pure, la perversione non basta a definire il godimento; è l'estremo della perversione a definirlo: estremo sempre spostato, estremo vuoto, mobile, imprevedibile. Questo estremo garantisce il godimento: una perversione media si carica ben presto di un gioco di mentalità subalterne: prestigio, ostentazione, rivalità, discorso, parate.
  • Proust è quello che mi viene, non quello che chiamo; non è un'"autorità"; semplicemente un "ricordo circolare". Ed è questo l'intertesto: l'impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita.
    • Quali sono i piani che ogni lettura scopre? Come è costruita la cosmogonia che questo semplice sguardo postula? Singolare cosmonauta, eccomi attraversare mondi e mondi, senza fermarmi a nessuno d'essi: il candore della carta, la forma dei segni, la figura delle parole, le regole della lingua, le esigenze del messaggio, la profusione dei sensi che si connettono.
    • Dalla parola scritta potrei risalire alla mano, alla nervatura, al sangue, alla pulsione, alla cultura del corpo, al suo godimento.
    • Da una parte e dall'altra, la scrittura-lettura si dilata all'infinito, impegna l'uomo nella sua interezza, corpo e storia; è un atto panico, del quale la sola definizione certa è che "non potrà fermarsi da nessuna parte".
    • La letteratura: un codice che occorre accettare di decifrare.
    • Ritengo che le automobili oggi siano tutt'al più l'equivalente delle grandi cattedrali gotiche: le considero la suprema creazione di un'epoca, concepita con passione da artisti sconosciuti, distrutta nella raffigurazione e nell'uso da un'intera popolazione che se ne impossessò come semplice oggetto magico.
    • Il soggetto umano è cambiato: l'intimità e la solitudine hanno perduto il loro valore, le qualità individuali sono divenute sempre più di tutti, il singolo ricerca la collettività, la moltitudine, spesso parossistica musica, l'espressione del noi invece che espressione dell'io.
    • Il volto della Garbo esprime un'Idea, quello della Hepburn un Evento.
    • Esiste solo un modo per sfuggire all'alienazione dell'odierna società: allontanarsi.
    • Le immagini fotografiche sono un messaggio senza un codice.
    • Le parole non sono mai pazze...è la sintassi che è pazza.
      • [Sulla fotografia] Ciò che devo difendere è il mio diritto "politico" di essere un soggetto.

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